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Sinossi

Pier


SINOSSI
 
 
Pier dimora il mondo incontaminato della luna. Saggezza e follia invertono i loro ruoli all'infinito.
Il personaggio rappresenta l'anima dell'artista per eccellenza, dove facciate di luce su piazze d'ombra danzano un tessuto di specchi. Abitando un unico posto metafisico non ha molteplicità di atteggiamenti. Il suo tempo coincide con l'unico attimo in cui l'universo esiste contemporaneo. "Eterno" non è multiforme anche se contiene il senso della molteplicità. Luogo di prova e di fede, la luna, è, nella tradizione, dimora di sacerdote e di artista. L'uomo, che invece abita la terra, luogo fisicizzato da demoni e passioni, contratto dalla sua solitudine, parete interna della veglia, proietta un richiamo, metafisica libellula, mantide di dolore, demone di paura, per corrompere l'anima lunare e convincerla a recarsi nel suo interno: città dolente. Visione baudelairiana, il personaggio che sulla luna è anima perfetta, sulla terra è maschera carnevalesca, buffone incoerente... è artista.
La città che vive all'interno della mente umana, nodo di specchi, ritmo di ombrelli aperti e chiusi su di una spiaggia di luce, è vista dall'artista come riflessa, al negativo. Pier, il personaggio, si trasferisce nella mente dell'uomo. La sua esperienza non è diretta. Nei corridoi della lontananza apre finestre di concetti. Riflettore che con lampi di luce opera e subisce, su di un panno nero, "il suo teatro". Uccello di specchio e pezza non si confronta con spessori fisici ma con idee e simboli che la mente dove abita gli porge. Stendardi senza colore dove ironizzare l'esperienza terrestre. Non ha mani. Non agisce nel mondo umano. Solo stati o posizioni di riferimento ai concetti. Non ha sguardi né espressioni. Immobile a se stesso, voce ed eco ad un tempo. Agire è contemplare; un eterno rincorrersi fermo nello stesso posto. Un ostacolarsi clownesco. Il suo pensiero, indecifrabile nell'architettura, contiene gli elementi necessari per decodificarlo. Maschera per eccellenza, uomo" non corpo, "persona" greca, vittima della propria ombra, girotondo di statua e storpio, intravede continuamente, nella città labirinto, minotauro se stesso, con il quale intrattiene giostre alienanti.
L'esperienza terrestre è un contrapporsi continuo della duplicità: vittima carnefice. Figure immaginative che appaiono opposte ma sono una ombra dell'altra. Schiudersi e radicarsi di farfalla.
Il divergere delle esperienze è una figura retorica. L'accumulazione del divenire rappresenta una sola esperienza: l'atto dell'abitare. Contrazione di proiezioni moltiplicate ed irriconoscibili. Curvatura dell'universo dove tutte le stanze sono una sola stanza e tutti i punti un solo punto: universo di punti. Cerchio di tutti i giorni nella finestra statica di un giorno. Diritto e capovolto, esterno ed interno, non sono posti diversi ma solo interrelazioni con il contenitore nello spazio. Continuo sottrarsi per accordarsi; conchiudersi del sensato attraverso l'insensato, sporgere oltre i due versanti, dicibile ed indicibile. Intreccio d'ombra e di vetro. L'alterità si fa trasparenza nell'intelaiatura del labirinto, ed interpreta la finzione che ne regola gli spazi. Sincronia di sembianze. Solitudine di specchio. Chiamarsi d'eco. Buffone amaro che vive l'uomo ed ogni uomo; unico nell'essere e multiforme nell'esprimersi, celebra il proprio dolore, soglia immobile al daimon, non la felicità. Pier, preda eterna, raggiunge il suo unico ritmo quando l'uomo, abbandonata la terra, abiterà la luna. Atto terrificante del disabitarsi per rincontrarsi e riconoscersi. Dissacrare e consacrare, gioco infinito di miti, è distanza dove risuonare come allucinato metronomo. Solo tessendo terra di dolore, porta d'uscita dal riflesso, è possibile identificarsi nell'unica verità inalienabile: il sole.







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